Bio? Ci provo.
Sono nato nel dicembre del '59 a Torino sotto il segno del Sagittario
(questa cosa del segno zodiacale mi ha sempre divertito).
Mi definirei un appassionato artigiano della parola: ne subisco il fascino da sempre, in ogni sua forma, credo sia questa la ragione per la quale scrivo (prevalentemente commedie, da qualche anno anche libri) e faccio il teatrante.
Come molti ho cominciato dalla radio. La radio è un mezzo straordinario, un esercizio quotidiano che non ho mai dismesso: è sintesi, divertimento, racconto, viaggio. È la scatola dei sogni.
E proprio per migliorare la mia dizione alla radio mi sono iscritto in una scuola di recitazione: l'ultima cosa che pensavo era che avrei fatto l'attore, e invece è diventato il mio mestiere.
Niente è come il teatro.
È difficile spiegare quella magia, quel patto non scritto, quella liturgia che si celebra tra chi sta sul palco e chi in platea. E del teatro amo tutto: l’energia, l’odore, le luci, i camerini, le quinte, la disciplina, gli scherzi tra colleghi e la sana paura prima del sipario (quella è adrenalina, guai non ci fosse). Le cene dopo spettacolo meritano una citazione a parte.
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A scrivere mi ci sono ritrovato: ho cominciato scrivendo testi pubblicitari per le radio negli anni '80 (I primi li scrivevo in un bar sui fazzolettini di carta che trovavo sui tavolini).
Credo che la scrittura sia l’espressione più intima tra quelle con le quali gioco la vita.
Che alla fine quello è la vita, un gioco, no?